Il concetto comunemente noto come "Legge del Karma" è, nel panorama pseudo-spirituale odierno, forse il termine più travisato, manipolato e svuotato del suo significato originario. Questo abuso lessicale e dottrinale è emblematico del decadimento spirituale che affligge l'epoca moderna, in cui le profondissime verità delle Tradizioni Arcane vengono ridotte a superstizioni infantili per giustificare una morale borghese o, peggio, per mero profitto speculativo.
È imperativo, per chiunque aspiri alla vera conoscenza e all'Iniziazione, recuperare il senso autentico del termine sanscrito: Kárman.
La radice sanscrita da cui deriva Kárman è kri, che significa semplicemente "fare", "agire", "azione". Kárman è, nella sua accezione più pura e universale, l'Estensione Universale del Principio di Azione. Il respiro, il movimento di un oggetto, il flusso del cosmo stesso sono Kárman.
Nella sua applicazione più elevata, specifica della Civiltà Vedica originale (non la successiva riforma Neo-Brahmanica o le diramazioni come il Buddhismo e il Jainismo), il termine era utilizzato in forma neutra, Kárman (con la desinenza -an), per definire il complesso delle attività umane in relazione all'Armonia Cosmica—la Rta o Legge Divina/Celeste.
Il Kárman, in origine, non aveva nulla a che vedere con una "legge di causa-effetto individuale" o una "retribuzione dei peccati" gestita da un'entità morale. L'azione era definita "buon Kárman" (non nel senso di bontà etica personale) se era conforme alla Rta, alla Regola Celeste; era "cattivo Kárman" se rappresentava una deviazione da tale Regola.
La conseguenza di un atto di Kárman negativo non era la "punizione" dell'individuo in quanto tale (poiché l'individuo profano era già gestito dalle leggi terrene: civili, penali, familiari), ma un danno all'equilibrio Cielo-Terra. Per riparare a questo squilibrio era necessario un Rito Kárman—una cerimonia officiata dal Sacerdote Bramino-Medico—il cui scopo era il ripristino dell'armonia precedente (la "Purificazione del Karma"), bilanciando l'energia negativa introdotta.
Questo principio è universale: la legge di Ma'at egizia, la bilancia di Thoth, l'equilibrio tra Jus e Nefas romano, sono tutti espressione della medesima necessità di mantenere l'ordine divino.
L'odierna volgarizzazione, veicolata primariamente dalla Società Teosofica in Occidente e perpetuata dalla pseudo-spiritualità contemporanea, identifica il Karma con una Legge di Causa-Effetto Individuale che si manifesta come retribuzione morale. Questa è una completa menzogna dottrinale e una bestemmia spirituale.
La Legge di Causa-Effetto, in realtà, non esiste in relazione al Kárman se non in virtù della Mente Separativa Dualistica e dell'Ignoranza (Avidyā).
Colui che si identifica con la Mente Separativa diventa un magnete che attrae queste forze, costringendosi a generare cause squilibrate i cui effetti saranno subiti. Questo è il Kárman di manifestazione, un fenomeno che, come insegnano alcune tradizioni, agisce solo nella Sfera Sub-Lunare (tra Luna e Terra), con la Luna (ripetitrice dell'influenza di Saturno, il database del Kárman) che condiziona l'individuo dotato di mente separativa.
Il Paradosso Zen del Samurai: Il Kárman negativo richiede quattro condizioni per manifestarsi pienamente: Soggetto (che agisce), Oggetto (che riceve), Azione (il compimento), e Soddisfazione (del soggetto per l'atto). Il Samurai, praticante dello Zen (l'immediata via del risveglio), entrando nel Samadhi (stato di vuoto mentale) prima della battaglia, cancellava il Soggetto (l'Io). Uccidendo cento nemici, egli non commetteva nessun Kárman negativo perché mancava la condizione fondamentale: l'agente separato dall'azione. In questo stato, non essendoci né soggetto né oggetto, non c'è Kárman.
La distinzione tra Fato e Destino (o Sorte) è fondamentale per comprendere la dinamica dell'esistenza umana secondo la Tradizione Ermetica e Greca, la cui conoscenza astrologica e misterica è stata recepita da tutte le vere scuole iniziatiche.
Il Fato (Moira, o la legge di Néměsis nel mondo greco; gli Dei Consentes nella tradizione Etrusca) è una Legge che Sovrasta gli stessi Dei Olimpici (o gli Dèi Incogniti nel pantheon Etrusco).
Il Destino (Heimarméne o Sors in latino; la Marma nell'astrologia indiana) è la Parte della Vita in cui è possibile agire e scegliere.
In sintesi, il Fato non si può cambiare, ma un Destino (Heimarméne) modificato con l'azione rituale o iniziatica può alterare il punto di contatto e la direzione dell'impatto della forza fatale, rendendolo meno distruttivo.
Tra le più pericolose e contro-iniziatiche aberrazioni della New Age vi è la dottrina del "Tu hai scelto". L'idea che un individuo abbia scelto le proprie prove, sofferenze, o la propria famiglia prima della nascita è una follia assoluta e un delirio psicotico.
La sola via per recuperare la memoria delle vite passate è la Memoria Cordis (la memoria del Cuore) di cui parlava Cicerone, ovvero la continuità di coscienza sviluppata da un iniziato attraverso la pratica meditativa profonda e la realizzazione degli stadi di coscienza superiori.
Un'altra menzogna della pseudo-spiritualità è la predizione da accattoni che l'azione negativa di questa vita verrà punita nella "prossima vita". Non è vero.
Il Kárman (la causa) matura e si manifesta come effetto in un'esistenza quando tutte le condizioni primarie e secondarie (astrologiche, ambientali, mentali) necessarie si coagulano. Questo può accadere in questa vita, in molte vite successive, o non accadere affatto per l'intervento di Kárman Positivi più potenti.
Il Kárman, dunque, non è una retribuzione immediata, ma una Scia Predeterminata di cause che maturano in modo non lineare e imprevedibile per la mente profana.
La Mia Maestra insegnava che si può compensare il Karman negativo con buone azioni disinteressate (sottolineo disinteressate) e con la sofferenza. Nelle varie biografie di grandi santi e guru, uno su tutti citiamo Milarepa, il Maestro fa soffrire il discepolo anche in modo fisico e brutale; il Maestro di Milarepa lo ridusse in fin di vita proprio per fagli scontare il Karman negativo accumulato con le sue azioni magiche di vendetta contro la famiglia dello zio, e cosa importante rispettando le leggi universali non gli spiegava il perché. Al giorno d'oggi sarebbe difficile accettare queste cose, ma in realtà se uno ha compreso davvero il Cammino e ha riconosciuto il Maestro deve fidarsi del suo metodo. Episodio più recente parliamo intorno agli anni 80 (1980) potete trovarlo nel libro dell'iniziato Solazaref "Introitus ad Philosophorum Lapidem", in cui racconta il trattamento inziale subito da parte del suo Maestro di Alchimia. Per quanto riguarda le buone azioni il metodo base, (poi ovviamente bisogna fare anche riflessioni profonde), per stabilire se un'azione che stiamo per compiere è una buona azione la mia Maestra insegnava a farsi queste domande: Questa azione non fa male all'altro? Non fa male a un eventuale terzo o terzi che possono esserne coinvolti? Non fa male a me? se la risposta è sempre sì è una buona azione... nell'eventualità debba per forza sacrificarsi qualcuno allora ti prendi carico del sacrificio, perchè la responsabilità è sempre di chi è più consapevole.
L'unica via di Liberazione (Moksha, Nirvāṇa) è l'uscita definitiva dal ciclo di Kárman, che è inscindibilmente legato al Tempo e allo Spazio.
Il grande maestro di Yoga, Sivananda Saraswati, ha sentenziato: "La mente è il mentitore. La mente è l'uccisore. Uccidi la mente, uccidi l'uccisore."
Poiché il Kárman, inteso come legge di causa-effetto, esiste solo in relazione alla mente separativa dualistica, la sua risoluzione si ottiene solo attraverso la trascendenza della mente stessa.
In conclusione, la vera Via Iniziatica non è un percorso di accumulo di "meriti karmici" o di pavida sottomissione a un Fato pre-scelto. È invece la trasmutazione alchemica dell'essere, l'impegno costante, quotidiano e ininterrotto per mantenere la Bilancia (Kárman nel senso di Rito) e, in definitiva, il superamento della Mente Ignorante per accedere alla Realtà Una (Advaita), dove né il Kárman, né l'Io che lo subisce, possono esistere.
Folle è colui che, come la Scimmia Pazza chiusa nella scatola, si aggrappa alle corde della propria sofferenza (l'Io separato) per non disconfermare la propria esistenza paranoica.
Seconda parte:
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